Thermal Beings

a project by Francesco Bertelé
developed with Recipient.cc
drawings and holographic interactive systems

2015

















[photo by Andra Ghia]








[ph Marco Pasqualotto ©]













[© Marco Pasqualotto]




Gli esseri termici di Francesco Bertelé, installazione sviluppata in collaborazione con il collettivo milanese Recipient, prende le mosse da un’attività apparentemente inutile, ostinatamente condotta nei tempi morti, improduttivi dall’artista nel suo studio: il rilevamento sistematico delle traiettorie del volo di alcuni moscerini influenzate dalla temperatura dell’ambiente circostante, che si risolvono in garbugli grafici su fogli più o meno casuali, rigorosamente inventariati con data, ora e condizioni ambientali.

Da qui si sviluppa una ricerca che approfondisce le geometrie di tali traiettorie e le relazioni di queste con altri fenomeni naturali e culturali – tra rigore scientifico e divertissement, tra otium e negotium – in una stratificazione di riferimenti scientifici, letterari, filosofici, storici. Da uno spunto dello scrittore Jorge Luis Borges, contenuto in quel Manuale di Zoologia Fantastica che esercita un’esplicita influenza per una poetica di ricerca pseudoscientifica, ha origine il titolo del lavoro, Gli esseri termici. Questi altro non sono che i moscerini, la cui relazione termica con l’ambiente conserva la memoria di uno stato primordiale del mondo, consistente non di entità fisiche, liquide o gassose, ma di semplici stati di calore, secondo la cosmogenesi attribuita da Borges al teosofo Rudolf Steiner.

Attraverso una speculazione che mescola rigore e poesia, scienza e suggestione, l’essere termico ci riporta a uno stato di fluidità e di disponibilità alla relazione con il mondo e le cose del quale possiamo appena intuire, unendo analisi razionale e sintesi immaginativa, un’essenzialità, un sostrato: un’armonia unificante che orchestra il volo degli insetti, evidenziata da un reticolo luminoso olografico – guidato da un apposito software programmato da Recipient – che riproduce le traiettorie dei moscerini al centro della sala immersa nel buio.

Oltre la proiezione olografica, una presenza in penombra introduce lo Stregone Danzante in scena: si tratta di una piccola scultura realizzata, come altre di Bertelé, con materiali naturali raccolti. Essa richiama la figura teriomorfa tipica delle pitture parietali preistoriche. La dimensione fluida, vitalistica tra uomo e natura che caratterizza questo tipo primordiale di espressione artistico-rituale umana esorcizza il complesso rapporto con un mondo lontanissimo dall’antropizzazione odierna. Un mondo pieno di insidie e pericoli, ma allo stesso tempo risorsa indispensabile di vita, cui l’uomo preistorico coglie i cicli vitali legati alla fertilità della terra e della riproduzione, cui sente di appartenere: di qui la continuità uomo-natura, scevra dell’illusione moderna di dominio.

Tuttavia il percorso sul sottile crinale di un’appena percettibile armonia cosmica, nel momento apicale in cui ci avviciniamo fisicamente al suo centro ideale – l’ipnotica olografia e il chiaroscuro dello stregone – si interrompe. L’accensione delle luci in sala rivela la mise en scéne, l’intuizione si rovescia in illusione, ad un passo da ciò che potrebbe essere stato il disvelamento conclusivo o il fallimento, sospendendo la possibilità di cogliere un senso oltre l’apparente, drammatica opacità dell’insignificanza degli Esseri Termici.
[Stefano Volpato]



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Exhibition

December 2015,  Making Sense curated by Guido Bartorelli Caterina Benvegnù Stefano Volpato , Palazzo PretorioCittadella





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